Il bullismo è un’altra cosa

Come ho fatto a non accorgermi? Come farò a superarlo? Sono solo un paio delle domande che si sta ponendo la madre di uno dei ragazzi accusati di aver seviziato per lungo tempo, a Manduria, un uomo psicologicamente instabile di 66 anni. La notizia sicuramente l’avrete vista o letta tutti: l’uomo veniva vessato, umiliato, deriso e umiliato e i ragazzi, che nel frattempo riprendevano tutto col cellulare, ridevano.

Tutti i mezzi di informazione, in cerca di un’etichetta per catalogare la notizia, hanno parlato di “bulli”, ma personalmente mi pare un po’ rischioso alleggerire la loro posizione. Sono 14 ragazzini, solo due maggiorenni, accusati di stalking, lesioni personali, rapina, violazione di domicilio, danneggiamento e di omicidio preterintenzionale.

A mio parere è evidente che non si tratti di bulli o di bullismo: piuttosto si tratta di delinquenza vera e propria. Possiamo fare delle analisi sul vuoto di valori in cui probabilmente sono cresciuti questi ragazzi (“di buona famiglia”, si sono affrettati a descriverli i loro avvocati, come se questo fosse una garanzia di bontà d’animo). Possiamo anche ragionare se chi sapesse di quanto avveniva nella casa dell’uomo, ed erano in molti, sarebbe potuto intervenire per porre fine alle sevizie (e si sarebbe potuto, ovviamente).

Ma questi ragionamenti non vanno molto distante se semplifichiamo il tutto parlando di bulli. Un branco di 14 ragazzini che arriva ad uccidere un uomo dopo 7 anni di torture e sevizie non sono bulli, sono delinquenti.

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